Autogestione giorno 14

Alessandra Arcidiacono

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Come tutti avremo notato, sia venerdì che sabato si sono susseguiti due giorni di autogestione. Niente da dire, penso che tutti siamo d’accordo sul diritto, ormai acquisito, all’autogestione. Penso che tutti siamo d’accordo sul fatto che la scuola non sia solo nozionismo, ma anche dibattito, condivisione, opinioni diverse da confrontare e tante belle e rispettabili cose.

L’autogestione di oggi, 14 novembre, non può essere definita tra le migliori autogestioni della storia. Certo, per il tempo con cui è stata organizzata può essere considerato un bel lavoro, alcuni dicono, ma qual è esattamente il motivo di questa urgenza di fare una seconda autogestione, così, con poco tempo per informarsi, poco tempo per organizzarsi e,  soprattutto, senza poter contare sull’unanimità del Movimento Studentesco?

Per fare un esempio concreto, nella Succursale Grassi, siamo circa 600 (a detta dei bidelli). Ogni gruppo di studio, su indicazione della preside, può contenere 40 alunni. Alla Grassi c’erano quattro gruppi di studio, dunque, in teoria, 160 persone circa avrebbero avuto il “posto assicurato” in una classe (più i venti o più del servizio d’ordine che non avevano bisogno di posto).  Gli altri?

Una ragazza di secondo anno mi ha detto che ieri era stata colpita da un gruppo di studio e che quindi si era informata nel pomeriggio per poterne parlare meglio oggi, ma il gruppo di studio non c’era più. Chi ha aderito all’ autogestione di oggi potrebbe dire “e certo, perché mezzo Movimento Studentesco, invece di unirsi,  si è arricaccato”. E allora si potrebbe anche rispondere “non potevate essere comunque uniti ed evitare l’autogestione dato che vi era il rischio concreto che sarebbe stato difficile gestirla nelle tre sedi?”. E la discussione potrebbe anche durare a lungo, perché in ogni caso si tratterebbe di trovare un compromesso.

Sincerissimi complimenti a chi è riuscito a tenere gruppi di studio con così poco preavviso, complimenti a chi è riuscito a mettere in piedi il tutto, nonostante avesse poco a che fare con la politica studentesca perché ha dimostrato di avere interesse nei confronti della scuola. Non pensate che non sia stato un piacere fare un giro per le classi e vedere i ragazzi  interessati nel dibattito che si stava effettuando.

Ho chiesto diversi pareri in giro per la scuola. Alcuni a sfavore, altri confusi altri ancora soddisfatti di quello che sono riusciti a fare . Ho parlato con i ragazzi del servizio d’ordine, completamente spaesati, ho parlato con ragazzi di primo anno che alla parola ‘autogestione’ mi hanno associato la parola ‘calia’.

Il punto è, perché far passare i nostri diritti, acquisiti negli anni (non da noi),  per qualcosa che non sono? I ragazzi di quattordici anni, entrati a liceo due mesi fa, che idea possono mai farsi se non siamo noi “più grandi” (così dicono) a far capire l’importanza di un diritto come quello all’autogestione? Perché banalizzarlo?

Mi piacerebbe tanto avere le versioni di gente con cui,  per ovvi motivi, (come ad esempio il fatto di non essere in centrale) non sono riuscita a parlare. Non voglio neanche criticare nessuno, vorrei solo che ci fosse più informazione, più critica, e che le decisioni fossero prese dalla maggioranza, com’è giusto che sia in una democrazia.

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