Riflessioni di un filosofo per forza (n.1)

Carissimi lettori, mi rivolgo a voi per sottoporvi un quesito che mi sta angustiando da alcune ore. Che interessa la Filosofia ad una ragazza Neo Zelandese? Per me nulla, o meglio interessa solo conoscere la cultura europea, nello specifico quella  mediterranea. Allorache fare? Potrei fare nulla. Ignorarla, magari ostentatamente e con una leggera forma di snobismo. Però non farò questo non perché ritenga che sia poco cortese, ma solo perché accettare di essere  il suo  docente  è una sfida, una sfida per me.

La sfida è doppia. Contiene una parte, diciamo così, professionale, ed una parte personale. La parte professionale riguarda la mia capacità di insegnare ad un’alunna di madre lingua anglo-sassone la mia materia, molto più impegnativo di un CLIL ad annoiati studenti italofoni. Un  buon modo per esercitarmi per il mio prossimo viaggio in Irlanda per studiare la lingua di Albione. Questa parte della sfida da sola basterebbe a spingermi ad affrontare  le non poche difficoltà che mi aspettano.

Ma c’è la seconda parte della sfida, che riguarda il mio orgoglio. La ragazza è stata inviata perché colui che la accoglie in Italia ha chiesto di farla studiare con me. Il suo tutor italiano è stato mio compagno di classe, e credo abbia esplicitamente richiesto che venisse affidata a me per apprendere quella parte delle discipline umanistiche che  imparerà in Italia in questo anno  di permanenza nel nostro paese.  Se la prima parte della motivazione non bastasse questa seconda parte mi costringe ad accogliere didatticamente la ragazza con il meglio che potrò mettere in campo per darLe la possibilità di apprendere quello che mai, forse, apprenderebbe nella sua vita di studentessa in Nuova Zelanda.

Ancora una volta la mia vita al Boggio Lera si interseca con il mio passato.

Vi saluto, cari lettori, e vi terrò informati degli sviluppi della storia.

ODM

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